Non le donne, ma la Donna al centro della mia ricerca fotografica sul mondo femminile.
Inizialmente, agli inizi degli anni settanta, gli interessi, oltre che artistici erano orientati nell’impegno della denuncia sociale: il disagio e il degrado socio-ambientale in cui la Donna, ora bambina intenta al gioco della palla in strada, ora anziana venditrice di spighe per sopravvivere, ora al mercato delle scarpe usate, è costretta a crescere e a vivere.
Erano questi gli anni in cui realizzavo, dalla ripresa alla stampa finale, le mie fotografie in proprio: esse dovevano essere un mio frutto esclusivo e non volevo alcun intervento, seppur tecnico, esterno.
Intanto, con gli anni, cresceva il mio impegno politico (lavoravo già in fabbrica) e di vita; la Donna sempre accanto: eccola in piazza a manifestare, a urlare le sue ragioni, la sua rabbia, le sue speranze, le sue delusioni. Volti giovani e meno giovani, con gli occhi scintillanti, ma anche assenti: come assente, spesso è il ruolo della Donna nel processo di effettiva trasformazione socio/culturale del Paese.
Ed è poi la scoperta della Donna comunque e sempre bella: di una bellezza statuaria, sognante o finanche asessuata, metafisicamente sposa, eterea.
Eterea, pura rappresentazione di un progressivo processo artistico, ma anche testimonianza di un pensiero, un’idea, forse un sogno….
Tutte le foto sono scansioni da stampe fotografiche analogiche ai cristalli d’argento e colori.
Il progetto La Mia Donna è stato esposto: