Diversi anni fa, ancora ragazzo, venni a conoscenza delle funzioni religiose che si svolgono per l’intera Settimana Santa (la settimana che precede la Pasqua cattolica) a Sessa Aurunca in provincia di Caserta.
A quel tempo decisi quindi di assistere e documentare la processione che si svolge il Venerdi Santo. Avevo letto delle suggestioni, della carica emotiva, del pathos che conquista l’intera comunità sessana durante questa funzione religiosa.
In quell’occasione realizzai alcune fotografie con pellicola HP5 esposta a 3200 Iso ed un filmato di circa 15 minuti in VHS delle quali, però, non ho più traccia.
Sebbene attutite dallo scorrere degli anni avevo ancora ben vive le sensazioni, le emozioni che provai durante quella processione….
Quest’anno, nel 2016, ho deciso di ripercorrere quelle stesse impressioni e provare a “raccontarle” con un reportage fotografico rigorosamente in B&N (credo sia la migliore tecnica per rappresentare quelle impressioni) provando a descriverle dall’interno della processione.
L’idea, quindi, era quella non solo di documentare la processione nelle diverse fasi, ma di provare a trasmettere, a chi osservasse le mie immagini, le emozioni vissute, durante la processione dei Misteri, dagli occhi, dai volti, dalle espressioni delle alluttate (donne vestite di nero che nella e con la processione compiono il loro rito di fede alla Madonna affinché interceda alle istanze di ogni donna)….
Intorno alle 19.00 del Venerdì Santo, mentre i confratelli della Arciconfraternita del SS Crocifisso sono intenti nella vestizione, i misteri sono già disposti sull’altare della Chiesa di S. Giovanni a Villa; attorno ad ogni statua vi sono quattro lanterne e quattro angioletti di cartapesta che recano i simboli della passione.
Il primo gruppo è la raffigurazione del primo Mistero doloroso, cioè Gesù nell’Orto del Getsemani con l’Angelo che gli offre il calice.
Il secondo Mistero riproduce Gesù flagellato alla colonna.
Il terzo Mistero è l’Ecce Homo, cioè Gesù, incoronato di spine, seduto su uno sgabello con le mani legate e con una canna fra le stesse.
Il quarto Mistero, rievocante la seconda caduta di Gesù, sotto la pesante Croce, lungo la via del Calvario.
Mentre un confratello accende le candele nelle lanterne ai lati di ogni statua, i primi fedeli cominciano ad affollare la chiesa per le preghiere e le donne alluttate accendono i loro enormi ceri con cui parteciperanno alla processione.
Tutto è pronto, la banda intona le prime note di una marcia funebre per annunziare l’imminente uscita della processione, la gente affolla le strade della cittadina, sulle finestre cominciano ad ardere i primi lumicini.
Finalmente ha inizio la sacra cerimonia: le statue vengono sollevate e portate a spalla e già dai primi passi, dentro la Chiesa, ha inizio la caratteristica “cunnulella”, movimento dondolante e sincrono delle spalle e di tutta la persona; per la prima volta nella serata si ode il canto del Miserere (canto a tre voci di datazione incerta tra il 1500 ed il 1600 tratto dal Salmo 50 di Davide).
Fa capolino alla porta della chiesa il nero stendardo in senso di lutto per la morte di Cristo; seguono altri confratelli incappucciati, disposti in fila e con le fiaccole accese, quindi i Misteri con la caratteristica cunnulella.
Dopo i Misteri viene portata da un confratello una grossa Croce sulla quale sono posti tutti i simboli principali della passione. Segue il Cristo Morto adagiato su una bara di legno; l’onore di portare la bara con il Cristo morto è riservato esclusivamente a confratelli anziani.
Chiudono il corteo le Tre Marie, cioè tre statue riproducenti la Vergine Addolorata, Maria Maddalena ed un’altra donna.
Le Tre Marie indossano abiti neri e gioielli offerti dal popolo. In segno di penitenza i fratelli portano il volto coperto dal cappuccio bucato all’altezza degli occhi, e così vestiti, disposti dietro lo stendardo, procedono in fila per due con le torce accese. Il corteo è seguito da una gran quantità di donne alluttate e scalze, che, recando pesanti ceri, pregano il Cristo affinché conceda loro la grazia richiesta.
L’incedere lento, ritmico, ondeggiante dei misteri è preannunziato dal lugubre suono di una cornetta che, suonata da un confratello fin dal mattino, prepara gli animi al passaggio del Cristo Morto. Al passaggio della processione si accendono i carraciuni (enormi falò formati da fascine raccolte e allestite nei vari quartieri in cui passa la processione); nel frattempo dagli angoli più angusti dei portali durazzeschi o catalani del centro storico i tre cantori del Miserere uniscono le loro teste e si levano le lamentose note del canto. Dopo aver attraversato via delle Terme e l’angusta via Paolini, la processione giunge alla Cattedrale ed attraverso via Garibaldi arriva in piazza. Va poi nel rione San Leo, risale nella piazza Mercato per poi ridiscendere lungo Corso Lucilio diretta alla Chiesa. La strada del ritorno è certamente quella più suggestiva, la più toccante e romantica: i gruppi si dispongono l’uno dietro l’altro mentre riecheggiano il Canto del Miserere e la Marcia Funebre Vella (dal nome dell’autore). La processione tende poi a ritornare alla chiesa di San Giovanni a Villa.