Nel novembre 2000, durante degli scavi per la realizzazione di uno dei depuratori delle acque del fiume Sarno, affiorarono a Poggiomarino, in località Longola, a confine tra Sarno e San Valentino Torio, una delle scoperte più importanti degli ultimi cinquant’anni. Avvisata la Soprintendenza archeologica di Pompei, fu istituito un team di archeologi che fra febbraio 2000 e gennaio 2001 iniziò i saggi di scavo.
Furono portati alla luce reperti di straordinaria importanza e una serie di dimore databili dalla fase avanzata dell’Età del Bronzo (XV-XIII sec. a.C.) fino agli inizi del VI sec. a.C. attribuiti al popolo dei Sarrasti.
Gli studiosi ipotizzano che l’area, definita dagli archeologi una “Venezia di 3500 anni fa“, sarebbe stata abbandonata a causa di un’alluvione avvenuta all’inizio del VI sec. a.C.. Si ritiene che dalla migrazione della popolazione, unita a quella degli abitanti della valle superiore del Sarno, potrebbero essere nate le antiche città di Pompei e Nuceria.
L’insediamento, inoltre, rappresenta un capolavoro d’ingegneria idraulica ed avrebbe avuto probabilmente la funzione di porto fluviale sulle rive del fiume Sarno. La conformazione era caratterizzato da tanti piccoli isolotti di formazione antropica stretti in una maglia di canali navigabili di varie dimensioni, marginati da articolati sistemi di arginatura/contenimento; questi erano costituiti da più allineamenti di pali e palancole conficcate verticalmente nel terreno e/o sistemate orizzontalmente. Il legno portato alla luce con gli scavi era in eccellente stato di conservazione e furono rinvenuti resti di capanne e di alcune imbarcazioni.
Sugli isolotti erano costruite delle capanne generalmente a pianta sub-rettangolare con uno dei lati corti absidato e con tetto a doppio spiovente. All’interno, nella zona centrale, era presente un focolare o un piccolo forno domestico cui, in alcuni casi, si aggiungeva all’esterno un forno più grande impiegato a scopo produttivo.
I prodotti locali erano trasportati lungo il fiume fino alla foce attraverso navi adatte alla navigazione marittima; qui erano commercializzati, , con i Greci stanziati a Cuma e sull’isola di Ischia.
A confermare l’esistenza di un porto fluviale sul Sarno di significativa rilevanza, vi è il ritrovamento a Longola di tre piroghe – imbarcazioni adatte alla navigazione fluviale, strette e lunghe circa 7 metri – ancora ancorate a grossi pali di ormeggio, di cui una recuperata con a bordo il suo carico perfettamente conservato.